Allora, specifichiamo: io capisco tutto, capisco che le morti dei soldtati italiani sono morti di Stato, e quelle dei civili no, capisco che c’è tutta una questione di patriottismo, che uno può essere d’accordo o no, però c’è, e i media la sfruttano, capisco anche il film che esalta l’impresa eroica delle “missioni di pace di stocazzo”, sempre per il patriottismo di cui sopra. Quindi non è che io non li comprendo i motivi per cui ieri la programmazione, e se non la programmazione, l’agenda dei canali italiani è stata rivoluzionata, e anche la mia opinione personale rispetto alla presenza in Afghanistan, e rispetto alla questione militare in generale [ovvero il fatto che non ce l'ho molto il senso del soldato che muore per il mio paese, e per noi tutti, a me, intimamente, mancano questi passaggi, spiace] non è che conti niente in questo momento.
Quello che non sopporto, in tutto ciò, è la percezione distorta della contemporaneità che viene a crearsi.
Lo scorso novembre Mumbai è stata dilaniata dagli attacchi terroristici di un un gruppo di militanti Pakistani facenti capo alla Lashkar-e-Taiba, un’organizzazione il cui principale obbiettivo è imporre lo Stato islamico nelle regioni dell’Asia del Sud attraverso i metodi del terrorismo. Quella serie di interventi sono stati definiti l’11 settembre indiano, per dare un po’ il senso della gravità. Solo al Taj Mahal, l’albergo stralusso nella zona stralusso della città, sono morte più di 170 persone.
La televisione generalista ha dedicato ovviamente ampio spazio alla vicenda, e i contenitori predisposti all’approfondimento hanno naturalmente trattato l’argomento, però nessuna rivoluzione, nessun cambiamento radicale nella scaletta delle reti.
Ecco, quello che mi da’ fastidio è questo genere di rilevanza distorta degli avvenimenti contemporanei che viene a crearsi nella testa di chi non si informa se non attraverso la televisione, ovvero la maggioranza degli italiani [un attimo eh, finisco questo discorso poi dico anche la cosa che lo so che la televisione è un rimescolamento di percezioni distorte e modelli storpi, un attimo solo]. Nella visione del mondo dell’italiano medio, la morte di sei milatari in una zona pericolosa [eufemismo] del mondo è più rilevante, più traumatica, più “grande” rispetto alle copiose decine di vittime di Mumbai 2008.
Non va bene. Anche perchè, con tutto il rispetto che forse intimamente mi manca ma che razionalmente so di dovere alla situazione, il militare che va in una situazione di guerra lo mette in conto il pericolo. Insomma, non può essere così traumatica e scandalosa la morte di un soldato, se non per i suo cari ovviamente. Parlo di una prospettiva pragmatica sulle cose, non emotiva. Le stragi di civili sono, devono essere, molto più shockanti, inaspettate, di difficile metabolizzazione.
Se l’anno prossimo chiederete a mia madre cosa si ricorda del terrorismo negli ultimi anni, con un po’ di sforzo riuscirete ad estorcerle la Kabul di ieri, ma mai vi citerà l’India. Non va bene.
E adesso il discorso del mondo distorto creato dalla televisione. E che magari, per la quotidianità di ’sto italiano medio, è più grave la rappresentazione mediatica storpia della società, dei modelli corporei e comportamentali – eccetera – che non la falsificazione di quella che è la rilevanza globale di certi avvenimenti che sono poi tasselli di storia contemporanea.
Si, si, probabilmente è così. Però oggi si parlava d’altro.
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